Un museo parruccone?
Serata cult in onore di Maria Gaetana Agnesi al Museo della Scienza di Milano, 26/1/2018

Giovanna Gabetta e Valeria Fieramonte

La sera del 26 Gennaio, il museo della Scienza e della Tecnologia di Milano era aperto, dalle 19.00 alle 24.00, per un evento organizzato in modo del tutto particolare. Temevamo un gran carnevale ma in realtà era qualcosa di diverso. Il programma dettagliato della serata si trova nel sito del Museo: http://www.museoscienza.org/news/cultnight-XVIIIsec/ e non era sicuramente possibile partecipare a tutte le iniziative. Diciamo che siamo riuscite ad avere un assaggio, sufficiente a far sì che ci chiedessimo: è questo il futuro dei musei? Queste iniziative aiutano a rendere popolare la scienza, oppure aumentano la confusione?

Prima di tutto, abbiamo ascoltato una interessante conferenza di Massimo Mazzotti, laureato a Milano ma attualmente insegnante all’Università di Berkeley e autore del libro: “The World of Maria Gaetana Agnesi, Mathematician of God”. Mazzotti ci ha raccontato la vita di Maria Gaetana, con il supporto di alcune letture di documenti dell’epoca, a cura di Maria Eugenia D’Aquino. Si partiva dal dire che Maria Gaetana Agnesi (1718-1799) è oggi dimenticata, ma in un certo senso potremmo dire che non è del tutto così: a Milano si possono vedere diverse effigie della nostra matematica, tra cui un busto a Brera. Una lapide la ricorda al Pio Albergo Trivulzio e c’è anche una strada a lei dedicata, vicino a Viale Stelvio. Per una donna vissuta 300 anni fa, non è poco! Tanto più che la Agnesi è stata la prima donna al mondo a scrivere un libro di matematica.

 


Breve biografia


Maria Gaetana Agnesi, prima di 21 figli, è nata a Milano nel 1718. Suo padre proveniva da una agiata famiglia di commercianti di seta. Gaetana era una bambina prodigio e suo padre amava esibirla nel salotto di famiglia. A 18 anni parlava già sette lingue e sapeva conversare di filosofia e di scienze. Dedicandosi poi alla matematica,  sviluppò la curva  di Agnesi e scrisse un libro di testo intitolato “Instituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana”, dedicato a Maria Luigia d’Austria. Nel 1749 la gloriosa Università di Bologna, all'unanimità, offrì una cattedra di Pubblico Lettore di Matematiche a "Caietana Agnesi Nobilis Virgo Mediolanensis", ma la nobile Gaetana, pur ringraziando dell'onore non l'occuperà mai . Il suo vero interesse era verso altre discipline, e alla morte del padre abbandonò del tutto gli studi scientifici per dedicarsi alla cura dei diseredati. Diventò la prima direttrice del Pio Albergo Trivulzio, svolgendo questo incarico con grande passione e competenza. Morì nel 1799, a 81 anni, e a causa della situazione politica (Milano era da poco occupata dai Francesi) fu sepolta in una fossa comune. È ricordata a Bovisio Masciago, il comune in cui si trovava la villa di famiglia.
http://www.comune.bovisiomasciago.mi.it/dettagli.aspx?c=1&sc=23&id=9&tbl=contenuti


 


I partecipanti alla conferenza, che ha aperto la serata, non erano moltissimi, ma abbastanza per riempire quasi tutti i posti nella sala del Cenacolo. A parte i cenni biografici, che abbiamo riportato in un riquadro a parte, ci sono alcuni punti interessanti da ricordare. Prima di tutto, abbiamo notato che i temi della conferenza sono anche gli stessi riportati nel libro di Margaret Alic “Hypatia’s Heritage”, scritto nel 1986 a Boston, dove sono riportati anche quasi tutti i brani letti durante la conferenza. Sono state però particolarmente interessanti alcune considerazioni sulle donne e lo studio. Mazzotti ha fatto notare come la prima metà del ‘700 (non per nulla chiamato il secolo dei lumi) fosse  stata caratterizzata dalla presenza di diverse donne illustri in ambito scientifico; mentre poi, a partire dalla seconda metà del secolo, queste figure sono scomparse per un meccanismo di “restaurazione” che si è visto spesso nella storia a livello sociale.

Un altro argomento intrigante è quello degli studi universitari. Ufficialmente in Italia le donne sono state ammesse all’Università nel 1874, e sempre a discrezione delle autorità dell’Ateneo in cui facevano domanda. Eppure nella prima metà del 1700 sono registrate le prime lauree in Italia, che sono anche le prime nel mondo. Sono: Elena Lucrezia Corner Piscopia, laureata in filosofia a Padova nel 1678, Laura Bassi laureata in filosofia a Bologna nel 1732, Cristina Roccati laureata in filosofia e fisica nel 1751 sempre a Bologna. Laura Bassi ha poi insegnato a Bologna per tutta la vita, mentre Elena Corner preferì, come la nostra Agnesi, dedicarsi alle opere pie (ci dà da pensare che fosse la stessa scelta della prima laureata in ingegneria al mondo, l’irlandese Alice Walker, nata alla fine dell’800. si potrebbe approfondire questo argomento…). Sembrerebbe comunque che in quell’epoca in Italia le università fossero aperte ad alcune donne, quelle che erano supportate dai padri e avevano mezzi adeguati. In Italia le leggi sono sempre un po’ lasche, aperte a diverse interpretazioni. In Italia, dice Madame de Stael quasi un secolo prima che nasca Virginia Woolf, le donne possono studiare. Per di più, probabilmente non occorreva essere laureati per avere una cattedra all’Università. Infatti Maria Gaetana Agnesi ebbe una cattedra a Bologna, accettò, ma alla morte del padre rinunciò all'insegnamento.

In occasione della serata, il Museo è diventato una piccola succursale del 1700. Nella Sala delle Colonne, si poteva ammirare lo spettacolo di una scuola specializzata in balli settecenteschi, e partecipare a questi balli, sotto la guida dei ballerini più esperti e sullo sfondo di un maxischermo che proiettava il film Amadeus. Nella galleria Leonardo una schiera di truccatrici e truccatori era pronta a truccare i passanti secondo la moda del primo '700. Alcuni cappelli, scialli, vestiti e parrucche erano a disposizione di chi volesse farsi una foto.  I cappelli, in particolare, così coperti di fiori, frutti, uccellini e piume, testimoniano per l'epoca un'esuberanza e ricchezza della natura ormai non più visibile e dimenticata, sotto le irrimediabili cementificazioni moderne.

C'erano tuttavia anche parecchi bambini, loro sì esuberanti e felici di scorazzare al Museo come in un parco giochi.   Anche noi abbiamo scelto di partecipare a uno dei giochi, che consisteva nell’indovinare la data in cui hanno fatto le loro scoperte alcune donne scienziate di tutti i tempi. Fortunatamente ci siamo dimostrate abbastanza preparate! Ultimo giro: una visita guidata da Luca Raduzzi, curatore del Museo, agli strumenti settecenteschi provenienti dall’osservatorio di Brera.  Luca ci ha parlato di una serie di astronomi e astrofili italiani di quell’epoca, tutti uomini direi, e tutti abbastanza dimenticati… (mal comune mezzo gaudio?)

 L’unica soddisfazione femminista è stata di sentir parlare anche di Caroline Hescher, astronoma inglese nata nel 1750, che però non ha mai avuto a che fare con l’osservatorio di Brera, che era in mano ai gesuiti e probabilmente piuttosto restio a far lavorare le donne. Sarebbe andata meglio per noi a Roma, ma solo nella seconda metà dell’800, quando Caterina Scarpellini, astronoma all’osservatorio Capitolino di Roma, scoprì una cometa e fondò il primo centro meteorologico, come racconta il libro già citato di Margaret Alic “Hypatia’s Heritage”.
Appena passate le 22.00, uno scoppio di musica rock e pop ad alto volume dalla Sala delle Colonne ci ha indotto a desistere. Il bravo Luca non si era lasciato intimidire, ma il sonoro ci impediva di sentire le sue parole. Ci rimangono alcune considerazioni sul tipo di evento. Il Museo effettivamente sembrava pieno di vita e di gente curiosa e felice di essere lì.

Tutto il personale e gli esperti che hanno partecipato e organizzato, dai conferenzieri ai volontari, ci sono sembrati attenti, preparati, appassionati al loro lavoro e di ottimo livello.
Ci siamo domandate se dopo questa serata qualche persona in più sarà in grado di ricordare Maria Gaetana Agnesi; siamo comunque abbastanza sicure che un certo numero di persone ricorderà il Museo della Scienza e della Tecnologia, e questo va bene comunque.
Sarebbe interessante anche sapere qualcosa di più sugli aspetti economici e commerciali. Ci è sembrato infatti che il Museo abbia offerto lo spazio a un certo numero di associazioni e imprese, elencate nel programma, che si sono fatte un po’ di pubblicità e hanno offerto o venduto i propri servizi. È una formula efficace? Quali sono i risultati? Speriamo positivi per le casse del Museo.